
“A Capua c’era una notissima scuola gladiatoria, composta da soli schiavi di grande statura e forza, che venivano addestrati per dare vita a spettacoli cruenti, dove solo chi vinceva aveva la possibilità di sopravvivere”
Svetonio (I-II secolo d.C.)

Così scriveva Gaio Svetonio Tranquillo, autore del “De vita Caesarum”, nel II sec. d. C. della scuola gladiatoria di Capua, la più importante del mondo romano insieme a quella di Roma e di Pompei. Di proprietà del lanista Lentulo Batiato divenne ancor più nota grazie alla vicenda di Spartaco, il gladiatore trace costretto a combattere all’interno dell’Anfiteatro Campano contro belve feroci e contro altri gladiatori com’era diffuso in quell’epoca per divertire popolo e aristocrazia.
Anfiteatro Campano, secondo solo al Colosseo
Secondo per dimensioni solo al Colosseo, si trova in piazza I Ottobre a Santa Maria Capua Vetere.
Fu costruito tra la fine del I secolo d.C. e gli inizi del II, in parte sulle rovine dell’arena dove combatteva anche Spartaco, il famoso gladiatore trace che si ribellò a Roma. Sede della prima scuola dei gladiatori, subì nel corso dei secoli diverse distruzioni. Persa la sua funzione di arena, dopo la distruzione della città ad opera dei Saraceni divenne una fortezza vera e propria. Durante la dominazione sveva finì per diventare una cava di estrazione di materiali lapidei per i maggiori monumenti cristiani e non delle odierne città di S. Maria C.V e di Capua.

I recenti scavi della Soprintendenza dei Beni Archeologici hanno riportato alla luce alcune strutture che potrebbero far pensare ai resti di una precedente arena risalente al II secolo a. C. Infatti è stato ormai accertato che nel piazzale antistante l’Anfiteatro sorgeva quello antico, in cui si svolgevano i “ludi publici” e nel quale si esibiva Spartaco.
La datazione dell’Anfiteatro è ancor oggi incerta, ma la maggior parte degli studiosi, sulla base di un’iscrizione rinvenuta nel settembre 1726 dal Mazzocchi, crede che il merito del rifacimento sia da attribuire alla Colonia Giulia che popolava la città di Capua, mentre l’ampliamento e l’aggiunta di un propileo adorno di statue, agli imperatori Adriano ed Antonino Pio.

L’iscrizione mutila ed integrata dallo stesso Mazzocchi è conservata oggi al Museo Campano di Capua:
[COLONIA. IV]LIA. FELIX. AVG[VSTA CAPVA]
FECIT
[DIVVS. HAD]RIANUS AVG. [RESTITVIT]
[IMAGINES. E]T. COLVMNAS AD [DI. CVRAVIT]
[IMP. CAES. T. AEL]IVS. HADRIANV[S. ANTONINVS]
[AVG.] PIVS. DEDICAVI[T]“La Colonia Giulia Felice Augusta Capua fece, il divo Adriano Augusto restaurò e curò, vi si aggiungessero le statue e le colonne, l’imperatore Cesare T. Elio Adriano Augusto Pio dedicò.”
La forma dell’edificio è ellittica, l’asse maggiore misura 170,28 metri e l’asse minore 139,92, mentre in altezza raggiunge i 46,06 metri. L’arena presenta le stesse dimensioni di quella del Colosseo ed è lunga 76,29 metri e larga 45,93. L’edificio, che servì verosimilmente come modello per l’Anfiteatro Flavio, appariva formato da tre ordini di arcate sovrapposte sormontate da un quarto piano costituito da una parete.
Le arcate del primo piano immettevano in un doppio portico aperto, sostenuto da pilastri e coperto a volte. La parete del quarto piano era decorata da lesene, e tra queste si aprivano delle finestre le quali illuminavano un corridoio che serviva per riporre il velario, impiegato per proteggere gli spettatori dal sole o nelle giornate di maltempo e maneggiato dai marinai della flotta di Baia.
La chiave di volta (concio posto al culmine di un arco o di una volta) di ogni arco era ornata da un busto a bassorilievo di divinità, come ci testimoniano i due ancora in loco raffiguranti Diana e Giunone. Statue intere si trovavano invece nei vani dei piani superiori e se ne conservano tre esposte al Museo Nazionale di Napoli: Adone o Apollo di Capua, Afrodite o Venere di Capua e Psiche.

L’arena è chiusa da un muro che sostiene il podio mentre i sotterranei, ancor oggi visitabili, assumono le sembianze di un labirinto e presentano pilastri di mattoni che sostengono le volte su cui poggia l’arena. Le belve destinate agli spettacoli gladiatori venivano trasferite, tramite un tunnel sotterraneo, dall’edificio detto Catabulum ai sotterranei.
Gli spettatori, invece, venivano ospitati nei 45.000-50.000 posti della cavea, distinta in bassa (podio), in media (gradinate di marmo) e alta.
Info utili
L’Anfiteatro Campano al momento è aperto al pubblico dal martedì al venerdì, resterà chiuso il lunedì, in ottemperanza alle nuove misure per il contrasto e il contenimento dell’emergenza da Covid-19 previste dal DPCM 14 gennaio 2021 (art. 1, comma 10, lett. r), in vigore dal 18 gennaio al 5 marzo 2021.
Dal 31 dicembre 2021 l’orario di visita invernale dell’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere subirà una piccola riduzione nei giorni feriali (dalle 9 alle 14, con ultimo ingresso alle 13.30, chiusura settimanale il lunedì), rimanendo invariato nei giorni festivi, ad esclusione del 1 gennaio in cui il sito resterà chiuso come quasi tutti i luoghi della cultura MiC.
Il biglietto d’ingresso, che include museo archeologico, anfiteatro e museo dei gladiatori (il Mitreo al momento è chiuso) costa 2,50 euro. Il sito rientra nel circuito Campania Artecard.
Come raggiungere l’Anfiteatro Campano
In auto: sulla A1 “Caserta-Roma” proseguire per 30 km ed uscire allo svincolo per Santa Maria Capua Vetere, proseguire verso il centro città.
In bus: dalla stazione FS di Caserta, prendere qualsiasi bus direzione Capua e scendere alla fermata di Piazza San Francesco. Da Napoli, prendere il bus CLP linea 7, “Napoli-Capua”.
In treno: arrivare alla stazione FS di Santa Maria Capua Vetere e proseguire verso il centro città.
Contatti
Telefono biglietteria .0823.1831093; sede 0823.844206
email: anfiteatro_smcv@arte-m.net