Venticinque anni per restituire dignità umana ai reclusi del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Tanto ci è voluto per l’avvio dei lavori di allacciamento della Casa Circondariale F. Uccella alla rete idrica comunale. L’annuncio con la posa della prima pietra in via Napoli, all’incrocio con via Mastantuono, ad opera del sindaco Antonio Mirra in un incontro pubblico nello splendido palazzo di via Cappabianca, ex sede del Municipio oggi casa della Presidenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

L’ITER

2 milioni di euro finanziati dalla Regione Campania e 300 giorni di lavori. Sono i numeri che consentiranno ai carcerati di Santa Maria Capua Vetere di usufruire dell’acqua potabile per vivere giorni di reclusione nel rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, più volte evocato nel corso della conferenza stampa. Un viaggio istituzionale partito nel lontano agosto del 2015 quando la Regione Campania dà il via alla fase istruttoria. Grazie alla sinergia tra i diversi enti, tra i quali il Comune, lo stesso carcere, la Prefettura e la Camera Penale. Si giunge alla delibera del 2016. Nel 2018 parte la fase progettuale definitiva che coinvolte diversi enti, parte la gara alla quale partecipano 204 operatori economici. Si arriva ad oggi con l’inizio dei lavori. A evidenziare la fine di un grave disagio per i detenuti è il Vice Presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola: «Questo annuncio ha una particolare importanza, non perché dobbiamo esserne orgogliosi. E’ soltanto l’annuncio della fine di una lunga vergona. Possiamo essere più sereni. L’edilizia carceraria è una delle principali vergogne di questo Paese. Si pensa che le priorità siano altre, non è premiante occuparsi delle carceri. Ma questa è una idea barbara della comunità. Compito di chi dirige una comunità è affermare dei valori universali, nel rispetto del prossimo ancorché si sia macchiato anche di delitti gravi è un valore universale. Essere riusciti qui a cancellare una vergona non è un motivo di vanto ma di soddisfazione». 

MIRRA

Il sindaco Mirra fa da padrone di casa ed esprime soddisfazione per un’opera che ha atteso oltre vent’anni, da quando nel 1996 fu costruita la casa circondariale nella città del Foro : «In questi anni ci siamo dati questo obiettivo come prioritario. Ho voluto che fosse questa la sede, perché è fortemente sintomatica del legame, dell’amore della città che ho l’onore di rappresentare con il mondo della giustizia. Santa Maria Capua Vetere è sede del Tribunale Provinciale dal 1807. Questo immobile che era chiuso negli anni ’80 e che abbiamo riaperto nel 2017, lo abbiamo dato in comodato al Tribunale proprio per affrontare quelle problematiche degli uffici giudiziari. In questi ultimi anni però c’è stata un’accelerata straordinaria. E’ un simbolo della cultura giudiziaria sammaritana. Vi è una attenzione straordinaria rispetto alle tematiche del carcere in piena sinergia con la Regione Campania». 

DIRETTORE DEL CARCERE

Ad esprimere gioia è anche il Direttore del carcere, Elisabetta Palmieri da 3 anni alla guida della casa circondariale sammaritana: «Nel 1996 è stato costruito il carcere con questo handicap, la mancanza di allaccio alla rete idrica comunale. Sono stati anni per noi veramente difficili per questa problematica, affrontata con grosse difficoltà. Abbiamo dei pozzi con impianti di potabilizzazione, garantendo l’acqua quotidianamente. Abbiamo fatto di tutto per garantire la vivibilità per i nostri detenuti. Per noi oggi è una data storica, possiamo finalmente dire che questo grosso disagio termina».