
L’Antica Capua, odierna Santa Maria Capua Vetere, ospitava il più grande mercato di profumi antichi chiamato Seplasia. Questo si svolgeva nella zona a sud-est del decumano maggiore, ora Corso Aldo Moro e precisamente presso l’attuale via Albana.

Mercato di profumi di Seplasia, il più grande dell’impero romano

Negli Annali del Regno di Napoli, Francescantonio Grimaldi (1781) ci dice che nelle antiche piazze Seplasia e Albana della nostra Santa Maria C.V. venivano esposti e venduti tutti i prodotti di lusso della Campania etrusca e romana:
“La Seplasia specialmente era la piazza dove si radunavano tutti gli unguentari a
vendere i loro odorosi unguenti di rose campane celebrate in tutto il mondo; le cerusse
(prodotto per sbiancare il viso) ed i belletti di cui facevano uso i Campani maschi e femmine;
le spezie e gli aromi che dall’Oriente venivano negli empori di Capua si vendevano in questa
piazza.
A questi oggetti di sopraffino lusso si aggiungevano le abbondanti e squisite derrate da
bocca: i vini del Massico o Falerno, del Gauro, di Cales, e dei luoghi vicini; gli oli di Venafro,
di Nola e di altri paesi della Campania; i frutti di ogni genere e di un gusto delicato; i frumenti
abbondantissimi e perfetti, il farro, il grano e l’orzo, la filigine ed altre specie di biade e di
legumi.
Di queste derrate i capuani sapevano fare buonissimo uso per le loro tavole;
imperciochè questa Città non si brigò mai di avere buoni filosofi, o latori di leggi, ma si fece
pregio di educare ottimissimi cuochi ed esperti artefici nelle arti di lusso e di comodo.”
Gli unguentari ritrovati a Santa Maria Capua Vetere

Nel territorio dell’antica Capua sono stati rinvenuti numerosi “unguentari”, utilizzati per contenere unguenti e profumi risalenti al III- I sec. a.C. Molti furono trovati in uno scavo del 1948 a S.Maria Capua Vetere, in viale Don Sturzo-via Salzillo, mentre altri nel 1981 nel territorio di Curti, in viale Kennedy.
Questi unguentari rinvenuti nell’estrema zona sud orientale della città antica, hanno rinforzato la teoria che l’area venisse utilizzata proprio per la produzione di balsamari in argilla che furono trovati in numero cospicuo insieme a molti scarti di fornace. Le dimensioni ridotte delle vasche e le tracce di un torchio, farebbero pensare proprio ad una officina per la fabbricazione di profumi.
Fonti:
– www.giovannilaurenza.com
– “Le rose di Capua. Per l’archeologia del profumo campano dal III secolo a.C.
Rosantico. Natura, bellezza, gusto, profumi tra Paestum, Padula e Velia (Catalogo della Mostra 23 marzo-31 ottobre 2013)” a cura di A. Campanelli, Napoli 2013, pp. 69-75.
– F. Sirano, “Le rose di Capua.Per l’archeologia del profumo campano dal III secolo a.C.” in Rosa Antico
natura, bellezza, gusto, profumi tra Paestum, Padula e Velia.
Archeologa di formazione, giornalista di professione, travel designer per passione.
Tutto per la valorizzazione del mio territorio.